Notizia di oggi: un commissario di polizia, teoricamente deputato alla difesa dell’ordine e della legalità, è stato arrestato perché rubava. Questo è un esempio di quanto ho definito come “berlusconismo”: una mentalità secondo la quale tutto va bene pur di diventare (un po più) ricchi. Questo è il vero problema dell’Italia, ma non solo dell’Italia. Ed è un problema che la scomparsa di Berlusconi non basterà a risolvere, se non va accompagnata di una rifondazione morale.
Siamo di fronte ad un momento forse storico per l’Italia. Uno di quei momenti in cui passa un treno e lo si può prendere o perdere...è solo questione di attimi e di una consonante (n).
Tre momenti storici gli italiani si sono già lasciati sfugire per dare una svolta, per rinnovare il paese su delle premesse veramente moderne, repubblicane, laiche e democratiche: 1945-48 durante e dopo la Liberazione, quando il movimento partigiano venne emarginato lasciando ancora imperfetta l’unificazione (Gramsci docet), regalando l’Italia al Vaticano ed alle sempiterne forze della destra; 1968-77 nell’onda lunga del movimento, quando per non lasciare lo spazio necessario al cambio, l’Italia sorvegliata speciale della CIA, non cedette alle forze di rinnovamento e le condannò alla frustrazione ed alla violenza; 1993, quando fallita la prima repubblica, invece di cambiare tutto, tutto è rimasto uguale con l’arrivo di Berlusconi e la sostituzone del DC-PSI con Forza Italia, come referente politico delle mafie nazionali, con l’unica differenza che per la prima volta ha governato l’Italia un partito che voleva dividerla in coalizione –paradosso assoluto– con un partito nazionalista di matrice (pre-post-trans) fascista. Tutto come prima. Tutto come sempre. Anzi peggio.
La classe media (lavoratrice o imprenditrice) strozzata dall’oppressione fiscale dello stato peraltro assente, dissanguata dai briganti di stato, attaccata dai delinquenti con la pistola (d’ordinanza o di contrabbando) e da quelli in giacca e cravatta si trova al di sotto di una classe dirigente (intellettuali, politici, professionisti) corrotta, egoista, arrogante, godereccia, miope, ignorante e criminale ed al di sopra di una classe povera abbandonata a sé stessa e dedita ad arrangiarsi come può cercando di seguire il sogno italiano, l’esempio dei “migliori”: soldi subito e facili, calcio, veline e vallette e frodi e furti e miliardi e mignotte.
Un paese, insomma, dove essere onesti è più difficile che essere disonesti. Ma essere buoni è sempre più difficile che essere cattivi. Le norme per una convivenza civile tuttavia sono semplici, alcune stanno pure scritte nei Vangeli (e lo dice un ateo anticlericale!), e sono così banali che pare stupido perfino citarle. Siamo di fronte ad una nuova opportunità, che invoca la responsabilità di tutti. Vediamo di non farcela sfuggire. Io però, nel frattempo, continuo a vivere all’estero.