jueves, 27 de septiembre de 2012

SALLUSTI IN GALERA. LA LIBERTÀ NON C'ENTRA


C’è qualcosa d’imbarazzante nella vicenda di Alessandro Sallusti, il direttore de Il Giornale, proprietà di Silvio Berlusconi, ma in mano a suo fratello Paolo Berlusconi che gli fa da prestanome. La cosa imbarazzante non è che Sallusti rischi la galera, ma tutta la storia, che potrebbe sembrare solo uno strano paradosso italiano, uno dei tanti, ma è molto di più, e lo vedremo. Ma andiamo con i fatti.

Sallusti è stato condannato con sentenza definitiva della Cassazione, quindi dopo tre gradi di giudizio, per aver permesso sul giornale che dirigeva all’epoca dei fatti, cioè Libero (altro giornale della famiglia Berlusconi, piegato allegramente ai voleri di Re Silvio), la diffamazione del magistrato Cocilovo. Il magistrato aveva preso la decisione di far abortire una ragazza minorenne con problemi psichici, su richiesta della di lei madre adottiva. La soluzione finale ad una situazione tragica di per sé, è in realtà prevista dalla legge: in caso di contenzioso tra il titolare della potestà ed il figlio minorenne, e considerate tutte le condizioni, decide la giustizia, in un verso o in un altro. Fortunatamente casi come questo sono rari. Il comportamento del magistrato, però, piaccia o no, è conforme alla legge italiana.

Ora, Sallusti ha pubblicato nel febbraio del 2007 su Libero un articolo di un certo Dreyfus (glisso sulla citazione colta del caso che vide protagonista Émile Zola, giacché con quella situazione non ha nessuna analogia, eccetto il nome). In quell’articolo, l’autore diffamava il magistrato Cocilovo, chiedendone la pena di morte.

Il magistrato ha sporto querela, e, dopo tre gradi di giudizio, è arrivata la condanna. Sallusti, tra l’altro, è uno abituato a comportamenti non corretti e persino la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (il sindacato dei giornalisti italiani) lo aveva già punito, perché aveva fatto lavorare a Il Giornale un certo Renato Farina, che era stato radiato dall’ordine dei giornalisti. Questi i fatti.

Ora, dopo la condanna, ineccepibile, tutti a stracciarsi le vesti. Tutti a difendere la libertà di espressione contro la magistratura, rea soltanto di aver applicato le leggi. Ma in Italia, si sa, l’applicazione delle leggi non piace e dopo il Craxismo ed il Berlusconismo, come se non fossero bastati 40 anni di DC, gli italiani, la maggior parte (ma non tutti), sembrano diventati proprio allergici all’aplicazione delle leggi, almeno di certe leggi. Infatti infrangono allegramente tutte quelle che gli fa comodo infrangere (per il tornaconto personale) ed invocano il rispetto di tutte quelle che fa comodo che gli altri rispettino (irrilevanti o contrarie agli interessi personali). Sotto quest’aspetto, le classi dirigenti (politici, giornalisti, imprenditori, professori) sono sempre la più grande espressione dei vizi nazionali ed allo stesso tempo il peggior esempio per la nazione.

Tutta la faccenda di Sallusti è gravissima. Una persona come Sallusti, abituato alla menzogna, alla deformazione della realtà, alla disinformazione dovrebbe andare in carcere già solo per quel che scrive. Ed ora pare proprio che ci debba andare. Sallusti è il direttore di un foglietto, organo di espressione della famiglia Berlusconi, schierato da anni in difesa di un personaggio indifendibile, è un giornale xenofobo e fascista, che fa da megafono ai piagnistei ed agli attacchi di Berlusconi e dei berluscones. In parole povere un giornale che con i suoi consueti attacchi alla magistratura ed all’opposizione ha constribuito ad invelenire il clima politico italiano e a sabotare la nascita della II Repubblica.

Il paradosso è che i giornalisti, sempre più schiavi del potere politico, si sono fatti eco del caso invocando la libertà di espressione. Ma chi ha buona memoria si ricorderà che proprio Berlusconi, i suoi accoliti ed i suoi servi sciocchi sono i meno credibili per parlare di libertà di esressione. I vari editti di Berlusconi contro giornalisti e comici italiani, il controllo ferreo sui giornalisti italiani (di Mediaset, della Rai o degli altri mezzi di comunicazione), i tentativi liberticidi preventivi contro Internet, etc. sono lì a dimostrarlo. L’ingerenza di Berlusconi sulla stampa fu proprio il motivo per cui Indro Montanelli (non certo un comunista, ma un membro del GUF, Gruppo Universitario Fascista) lasciò la direzione del Giornale nel 1994, cioè quando Berlusconi, già padrone della testata, decise di “scendere in campo”. Quando si dice un giornalista.

Quindi ecco il paradosso: i pennivendoli al servizio di Berlusconi, il più grande nemico della libertà di espressione, ora sono tutti schierati in difesa della libertà di espressione. Ma solo di quella di uno dei loro beninteso!

Tuttavia la faccenda mi pare molto più profonda ed ingegnosa, perché permette ancora una volta ai servi di Berlusconi di fare gli interessi del padrone a 360 gradi, e cioè godendo anche dell’appoggio dei suoi (presunti) nemici o avversari. Che è poi quello che Berlusconi ed i berluscones riescono a fare da almeno 20 anni: cioè farsi aiutare da tutti nel raggiungimento e nella protezione dei propri interessi particolari e soprattutto nella protezione degli interessi di Berlusconi.

Pare che l’autore dell’articolo non fosse Sallusti, ma il Renato Farina citato sopra. Chi è questo Farina? Un deputato del Popolo della Libertà (guarda caso il partito di Berlusconi!) ed ex giornalista radiato dall’Ordine per aver ammesso di aver collaborato con i Servizi Segreti italiani quando era vicedirettore di Libero. Ricordiamo che all’epoca Sallusti ne era il direttore. Guarda tu che persone si candidano nel PdL e guarda tu che persone Sallusti invita a scrivere su Libero e su Il Giornale. Le cose quindi si complicano, ma è tutto sempre più chiaro.

Sallusti è imputato per quella sua abitudine di attaccare i giudici. Viene condannato in via definitiva dopo tre gradi di giudizio. Sallusti, che potrebbe tramutare la pena in servizi sociali, non accetta: vuole proprio andare in galera, in quelle galere così orrende che persino Napolitano ha detto che, invece di migliorarle (e migliorare le condizioni di chi sta fuori, così forse la gente delinque di meno) bisogna far uscire i carcerati, come se non ci fossero già tanti impuniti in giro...soprattutto nel parlamento! Sallusti, nipote di un repubblichino fascista, uomo cattolico e leghista, vuole proprio andare in mezzo a quei delinquenti a quei drogati ed a quegli immigrati che il giustizialismo leghista (che vale solo per i ladri poveri, non per i ladri di milioni come Craxi o Berlusconi o Bossi e Fini) vorrebbe tutti dentro a pane e acqua.

Sallusti vuole proprio andare in prigione. Ma il colpevole, cioè l’autore dell’articolo diffamatorio è un altro, che oggi, guarda caso solo dopo la condanna definitiva, a reti unificate ha confessato. Allora i più grandi pennivendoli a servizio di Berlusconi lo insultano, per dare verosimiglianza alla faccenda ed una parvenza di offesa e di libertà: Mentana (“infame”), Feltri (“vigliacco”), etc. Ma badate bene: che cosa capita adesso?

1) Si è fatta una pubblicità mostruosa al caso, ripetendo per anni la questione dell’aborto, senza entrare nel merito, ma semplificandola al minimo “un magistrato ha costretto ad abortire una minorenne”, che detto così pare un’ovvia atrocità. Va da sé che il servizio reso ad un’opinione pubblica cattolica allontanatasi sempre più da Berlusconi è notevole. Soprattutto nel contesto delle sempre più calde effusioni antiabortiste di Giuliano Ferrara, altro pennivendolo al servizio di Re Silvio.

2) E qui entriamo nel vivo della questione: si è rafforzato il discorso dei berluscones contro la magistratura che: a) obbliga una minorenne ad abortire; b) riduce la libertà d’espressione, condannando un giornalista, come se i giornalisti fossero al di sopra della legge; c) incolpa un innocente, in quanto la confessione di Farina scagiona Sallusti (in realtà il direttore responsabile è, come dice la parola stessa, responsabile degli atti della sua redazione).

Ecco quindi il grande servizio che tutta la faccenda ha reso alla causa berlusconiana, con l’aiuto di tutti quelli (compreso l’Unità, giornale fondato da Antonio Gramsci, che si rivolta nelal tomba da decenni) che ora pregano per la libertà di Sallusti: screditare i magistrati per far passare la tesi della giustizia ingiusta e così permettere al pluriinquisito Silvio di sfuggire alle condanne che pesano sulla sua testa; come se non bastassero le leggi e leggine ad personam, il Lodo Alfano, le depenalizzazioni, i legittimi impedimenti, le scuse con le quali ha ottenuto dilazioni preziose per le prescrizioni, con la connivenza di procure compiacenti o corrotte e con la complicità di pennivendoli pubblici e privati (e non giornalisti), censurati o autocensurati, comprati e venduti, ed il favoreggiamento di un’opposizione impotente o succube.

Ecco il vero succo della storia: un nuovo capitolo nella lotta alla magistratura, una pantomima orchestrata ad arte, per il solo beneficio del padrone di tutto.

Che marcisca in galera Sallusti! Con la speranza che dopo di lui ci vada anche il suo padrone e tutti gli altri come lui. Ma state pur certi che in galera non ci andrà, perché, come sempre, in galera ci vanno solo i poveri.