miércoles, 28 de marzo de 2012

IPOTESI SULL'ORIGINE DEL COGNOME SCRETI


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Sicuramente qualcuno si è già domandato l’origine del nostro cognome e della nostra famiglia. Le due cose sono ben diverse, com’è logico, ma sono pur sempre legate. L’origine del cognome si riferisce all’origine etimologica della parola “screti”, oggetto di studio della linguistica, la scienza che studia il linguaggio umano. In realtà è oggetto di studio di una sua branca chiamata onomastica, che studia i nomi di persona, di città, etc. L’origine della famiglia, invece, ha a che fare con la genealogia. Tuttavia, siccome i cognomi sono delle parole un po’ speciali, che vivono solo insieme alle persone che li portano, in certo modo studiare l’origine della parola screti implica fare delle ricerche genealogiche sulle persone che portano o che portavano quel cognome.

Nelle prossime righe cercherò di esporre un’ipotesi circa l’origine del cognome Screti. Lo farò tenendo conto di tre discipline: la storia, la sociologia e la linguistica. Si badi bene, però, che non si tratta di uno studio scientifico, giacché i suoi risultati non possono essere sottoposti né a verificazione né a falsificazione. Si tratta solo di un’ipotesi, che come tale soffre di numerosi limiti e che necessita di ulteriori approfondimenti. Forse però questa prima ipotesi stimolerà una ricerca più ampia, magari con l’aiuto degli altri Screti. Tutti insieme riusciamo forse a capirci di più sull’origine del nostro cognome.

Innanzitutto bisogna rispondere alla domanda “che cosa è un cognome”. In generale si può dire che è una parola che definisce meglio il nome proprio di una persona, dato che un nome generalmente è una parola più diffusa di un cognome. Il cognome indica la famiglia cui appartiene una persona che ha già un nome proprio. Si tratta di una sorta di doppio nome usato proprio per ridurre l’ambiguità, perché, mettiamo, di Giulio ce ne sono tanti, e di Screti ce ne sono tanti, ma di “Giulio+Screti” ce n’è già molti di meno. Oggi giorno il cognome ha un’importante funzione amministrativa: ridurre l’ambiguità ed identificare in modo univoco una persona, cosa fondamentale nelle società burocratiche odierne. Ma in origine il cognome era una specie di apposizione, di aggettivo, di predicativo che si aggiungeva al nome proprio di qualcuno.

In Italia i cognomi hanno almeno 3 origini, che elencherò sotto. Tra gli esempi, che sarebbero innumerevoli, cito solo quelli che sono più evidenti e chiari, senza tener conto delle variazioni possibili, come per esempio Ferraro > Ferrari, Ferrarini, Ferrarotti, Ferrarelli, etc. I cognomi nascono:

   1) dai nomi propri di persona (per esempio dei genitori): Di Francesco, Di Martino, Di Maria, etc.

   2) dai luoghi d’origine della persona (o dei genitori): Milani, Di Taranto, Da Vinci, etc. ma anche Dal Monte, Bosco, etc.

   3) dai soprannomi: tra questi dobbiamo distinguere almeno quelli derivati da:

           i. caratteristiche fisiche: Capone, Caputo, Capogrosso, Nasole, etc.

          ii. professione: Maniscalco, Balestrieri, Ferraro, Spadaro, Pescatore, etc. (tra questi una categoria particolare si riferisce all’oggetto che sta per la professione: Spada, Ferri, Pane, Lo pane, etc.).

Veniamo ora al cognome Screti. Visto che ho limitato lo studio all’Italia, diamo un’occhiata alla distribuzione geografica del cognome Screti in Italia, riportata in Fig. 1. D’altro canto è ovvio che gli Screti residenti all’estero sono sicuramente originari di qualche punto della penisola italiana o discendenti di persone originarie di qualche punto della penisola italiana.



Fig. 1. Localizzazione del cognome Screti in Italia.

Innanzitutto mi piacerebbe far notare che si tratta di un cognome poco frequente, “raro”. Paragonato ad altri cognomi, per esempio, la forma scr– è già poco frequente. Anche tra le parole della lingua italiana quelle che iniziano per scre– sono meno di altre. Per dare un’idea della rarità del cognome Screti, basta comparare la Fig. 1 con la Fig. 2, dove è rappresentato il cognome più frequente in Italia, cioè Rossi.



Fig. 2. Localizzazione del cognome Rossi in Italia.

Se osserviamo nuovamente la distribuzione del cognome Screti in Italia, con una mappa diversa, suddivisa in province, come quella in Fig. 3, potremo notare che il cognome Screti è chiaramente localizzato in Puglia, ed in particolar modo nelle province di Taranto e Brindisi.




Fig. 3. Localizzazione del cognome Screti nelle province italiane.

Se osserviamo più attentamente, possiamo notare che il cognome è più frequente nella zona centrale del Salento, come dimostra la Fig. 4. In particolare, il cognome Screti è localizzato principalmente nei comuni che si trovano lungo una linea curva immaginaria che unisce Brindisi con Pulsano (TA).

 Fig. 4. Localizzazione del cognome Screti in Puglia.

Credo che gli Screti che si trovano fuori da questa zona della Puglia, concentrati soprattutto nel Lazio e nel Settentrione (vedi Fig. 1 e 3), vi siano arrivati in un secondo momento provenienti dal Sud. La direzione finora normale dei flussi migratori interni, cioè da Sud a Nord, dovrebbe giustificare quest’ipotesi.
Tuttavia questo non getta ancora alcuna luce sull’origine del cognome Screti. Personalmente ho fatto una congettura sulla base di alcune osservazioni empiriche, sulle ricerche genealogiche condotte da alcuni miei familiari e sulla triangolazione con alcuni avvenimenti storici, nonché sull’osservazione di alcuni fenomeni linguistici.

Ovviamente l’origine del cognome Screti è legata all’origine della parola “screti”, a sua volta legata alle vicende delle persone che portano o portavano quel cognome. Fra le tante possibili credo di poter individuare 3 possibilità principali, che però non escludono l’esistenza di alternative:


  1) un’origine latina tipo SECRETI, come sostantivo plurale derivato da SECRETUM, ‘segreto’. La deformazione della parola, con perdita di una vocale, cioè della prima –e, è assolutamente normale.

   2) un’origine greca come per esempio SKRITI, da confrontare, per esempio, al cognome greco dello scrittore americano di origine greca Paul Kroskrity. Non bisogna meravigliarsi della scrittura <skrity>: questa parola suona /skriti/ mentre il nostro cognome <screti> suona /skreti/, con la <e> chiusa o /skrɛti/, con la <e> aperta. Nonostante le differenze grafiche le parole suonano quasi uguale: infatti l’oscillazione i/e è normale, soprattutto in greco.

   3) un’origine balcanica, intendendo con questo termine lo spazio che oggi corrisponde grosso modo ad Albania, Macedonia, Montenegro, Croazia, Serbia, Bosnia, Slovenia.

In realtà, data la labilità dei confini geografici e la loro mobilità, almeno all’epoca in cui credo di poter situare la datazione del cognome Screti in Puglia, le due piste, quella greca e quella balcanica, risultano strettamente legate. Ora spiegherò perché mi pare plausibile la pista balcanica. La definirò così, visto che all’epoca in cui credo di poter situare i fatti, Grecia, Albania, Macedonia, Serbia, Erzegovina, Montenegro, Croazia, Bosnia e Slovenia erano un tutt’uno.

Qual è l’epoca cui mi riferisco e perché. Credo che gli Screti siano “arrivati” in Italia in un periodo compreso tra il XVII ed il XVIII secolo. Un nostro parente ha effettuato una ricerca nei registri del comune di Pulsano, la traccia dei nostri avi, provenienti da Sava, un paese della provincia di Taranto, finirebbe intorno al 1780. Questo non prova assolutamente nulla, ma mi pare innegabile la coincidenza tra la frequenza del cognome Screti in una certa zona della Puglia e l’esistenza in quella stessa zona di enclavi albanesi, dove si parla arbëreschë (soprattutto per esempio a San Marzano di San Giuseppe), come si può notare comparando la Fig. 4 con la Fig. 5, qui sotto, che rappresenta le zone di lingua albanese in Italia.

 Fig. 5. Enclavi albanesi in Italia


Se si osserva la cartina, si vedrà che la coincidenza è notevole. Secondo me non può essere casuale. Un mio amico albanese una volta mi ha fatto notare che una parola che suona /ʃkrɛt/, ma che non saprei scrivere in albanese, esiste in albanese e che è anche un cognome albanese. Sfortunatamente non posso verificare queste affermazioni, ma hanno sostenuto la mia intuizione, nata dall’osservazione che il cognome Screti suona strano in italiano. Chi ha dovuto dire il proprio cognome ad un impiegato lo avrà potuto notare facilmente. Credo pertanto che il cognome Screti abbia a che fare con lo spostamento di persone dai Balcani verso la Puglia, sotto la spinta delle armate turche che, nei secoli XVI-XVII, regnavano nei Balcani. Nel 1683 le truppe turche in un offensiva contro gli Asburgo assediarono addirittura Vienna. Durante la loro occupazione dei Balcani o nelle loro offensive dalla Turchia all’odierna Austria possiamo immaginare che spinsero o costrinsero a muoversi un numero incalcolabile di persone, che fuggivano dalla guerra, dalla fame, dalle occupazioni, dalle violenze, dalle conversioni forzate, etc. Qui sotto (Fig. 6) presento una cartina con l’impero Ottomano.



 Fig. 6. L’impero ottomano.

Dato che l’esercito turco risaliva dal sud verso il nord, la via di fuga più comoda era attraversare il mare Adriatico, un mare piccolo, poco profondo, relativamente calmo, quasi un lago. Possiamo quindi immaginare che dai Balcani molte persone emigravano sulle coste orientali dell’Italia e specialmente in Puglia. Non è da escludere, quindi, che una famiglia balcanica (mi riesce difficile dire albanese, e sotto spiegherò perché) sia arrivata in Puglia e vi si sia insediata, tra il XVII ed il XVIII secolo. Non è possibile, alla luce delle mie competenze e conoscenze stabilire date più precise. Tuttavia queste date mi pare che posano coincidere con il periodo compreso tra la data dell’assedio di Vienna da parte degli Ottomani (1683) e la data in cui si perde la traccia degli Screti nei registri (1780).

Dico che mi riesce difficile dire albanese per due ragioni, la prima, ovvia, è che l’Albania come la conosciamo noi oggi, all’epoca dei fatti (XVII-XVIII secolo) non esisteva ancora. La seconda, più complicata, è che forse più che di persone che parlavano albanese, si trattava di persone che parlavano croato, serbo o sloveno. Almeno stando a quanto ho potuto ricostruire con le mie elementari conoscenze di slavo. Ma procediamo con calma. 

Se consideriamo l’esistenza di un’enclave albanese e neogreca in Puglia, pensare ad un’origine greca o albanese non è affatto strano. Da questo punto di vista, la localizzazione del cognome nell’area dell’enclave albanese, piuttosto che in quella greca, che si trova più sotto nel Salento, tutta compresa nella provincia di Lecce, spingerebbe a propendere per l’ipotesi albanese. Ma qui sorge un problema. Perché sebbene dal punto di vista geografico, la coincidenza tra la mappa della frequenza del cognome (Fig. 4) e quella dell’enclave albanese in Puglia (Fig. 5) è notevole, la mia ignoranza dell’albanese di Albania (schquipëtarë) e dell’albanese d’Italia (arbëreschë) mi impedisce di verificarla. La parola da verificare, in realtà, non è <screti>, o non solo essa, ma almeno, insieme ad essa, le forme <scret>, <scr>, <scrt>, <scriti>, <scrite>, <skret>, <skreti>, <skrete>, <skriti> e tutte le possibili varianti di una parola da pronunciare almeno /skreti/ o /skrɛti/, /skriti/, /skret/ o /ʃkret/. Tutte queste varianti grafiche e fonetiche potrebbero tutte essere all’origine del cognome Screti. Si potrebbe trattare quindi di una parola straniera, diciamo balcanica, che sarebbe stata poi italianizzata, per esempio con la sostituzione di /ʃkr/, che in italiano non esiste, con /skr/ e con l’aggiunta della <i> finale, per indicare la pluralità della famiglia, una caratteristica tipica dei cognomi italiani, come in Rossi < Rosso, probabilmente una persona con i capelli rossi o rossa in faccia, etc.

Il problema vero, però, sempre legato alla mia ignoranza delle lingue slave e dell’albanese, è il seguente: non so se la parola <screti>, che può poi aver dato origine al cognome Screti, cioè, poniamo, <skre>, <skret>, <skrit>, <skrt>, <skriti>, etc., venga dall’albanese, o da altre lingue slave. L’unica cosa che posso affermare con una certa sicurezza è che in alcune lingue slave parlate nei Balcani, come il croato, il serbo e lo sloveno, esiste la parola <skriti>, che vuol dire ‘nascondere’. Riassumo nello schema sotto.

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lingue slave

albanese

croato

serbo

sloveno

albanese

skriti

skriti

skriti

-

Vale la pena di ricordare che croato, serbo e sloveno sono lingue slave imparentate strettamente, mentre l’albanese non è una lingua slava, ma una lingua isolata.

D’altro canto quando parliamo di Albania, Serbia, Croazia o Slovenia, non dobbiamo pensare agli stati attuali. Attualmente la Serbia pare piuttosto lontana dalla Puglia, ma se si osserva una cartina del 1350, come quella riportata in Fig. 7, si noterà che Serbia, Albania, Macedonia e Grecia erano praticamente la stessa cosa, ed erano abbastanza vicine alle coste pugliesi. Inoltre prima che esistessero le frontiere e le nazioni o gli Stati, le popolazioni erano molto più mescolate fra loro. Un’altra cosa, le lingue che oggi distinguiamo e che chiamiamo serbo e croato, in realtà sono la stessa lingua, e lo sono state sino a prima della guerra in Jugoslavia, cioè sino al 1991. Se si osservano le due cartine riportate sotto (Fig. 7), che rappresentano la Serbia ora (a sinistra) e prima (a destra), si comprenderà quello che intendo.



Fig. 7. La Serbia ora, in arancione (in marrone il Kosovo), e nel 1350, in rosso.

Questo significa che in effetti, è probabile che le persone venute in Puglia a cavallo tra il XVII ed il XVIII secolo e che poi sarebbero diventati gli Screti, fossero balcanici in senso lato, piuttosto che albanesi in senso stretto, che quindi non parlavano albanese, ma una lingua slava meridionale, come il serbo/croato o lo sloveno. Tuttavia possiamo pensare che si trattasse più probabilmente del serbo/croato, giacché persone parlanti sloveno risulterebbero geograficamente più distanti dalla Puglia. Questa conclusione può sembrare in contraddizione con il fatto che la maggiore diffusione del cognome Screti si ha in una zona albanese in Puglia. Ma in realtà non si può escludere che tra gli i balcanici venuti in Puglia tra la maggioranza di lingua albanese ci fosse anche una minoranza di lingua serbo/croata. La teoria generale, quindi, mi pare che tenga, anche se ovviamente sono necessari altri studi. Per esempio bisognerebbe verificare se in albanese (schquipëtarë) o in abanese antico o in arbëreschë esiste una variante della parola <scret>, <skret>, <skrit>, etc. una cosa che non ho potuto appurare.

In mancanza di altri dati, azzardo l’ipotesi che il nostro cognome è pugliese, ma di origine balcanica (o albanese o serbo/croata); che l’arrivo in Italia dei nostri avi deve essere avvenuto in un momento dell’era moderna, diciamo tra il XVII ed il XVIII secolo, per sfuggire alla fame ed alle guerre, alla ricerca di condizioni di vita migliori; che la parola screti o una qualche sua variante grafica o fonica forse significa ‘nascosto’ (sempre che accettiamo l’origine serbo/croata); che questa parola era magari un modo che i nostri avi fuggiti da una delle tante guerre dei Balcani avevano per definire se stessi, quando le persone residenti in Puglia gli domandavano chi fossero, che cosa fossero, da dove venissero, a chi appartenessero. Forse in una lingua incomprensibile essi rispondevano a domande incomprensibili e rispondevano che erano “nascosti”, cioè rifugiati, dato che fuggivano dalle guerre e dalla fame, che è poi quello che fanno tutti gli emigranti o gli immigranti.


miércoles, 21 de marzo de 2012

I BAMBINI SONO TUTTI UGUALI

Foto di Clara Vannucci
I bambini sono tutti uguali. Ma alcuni sono più uguali di altri. Ed il dolore, anche se dovrebbe essere tutto uguale, è invece diverso. Ancora più diverso è il profitto che si riesce a trarre dal dolore (reale o immaginario). Alcuni riescono ad ottenerne persino degli stati, altri, invece, nulla, solo altro dolore, che a sua volta servirà a causarne ancora altro anche a chi non ne aveva nessuna colpa. Forse.

L'incidente di Toulouse, dove Mohammad Merah, un meccanico francese (di origine magrebina) di 24 anni, il 19 marzo scorso ha trucidato 4 innocenti -un professore e tre bambini tutti ebrei ortodossi- deve far riflettere. Erano innocenti almeno nel senso che non hanno partecipato direttamente in azioni violente contro altri essere umani. Probabilmente sono o sarebbero diventati complici. O forse avrebbero aiutato la Palestina a diventare uno stato e magari pure democratico e non teocratico, se avessero scelto la via del progresso e del cambio nonostante la propaganda degli ebrei fascisti ortodossi. Questo è il dramma di uccidere dei bambini, perché si uccide un futuro che avrebbe potuto essere fantastico. 

È difficile in situazioni come queste riuscire a dire qualcosa di diverso o di nuovo dalla solita facile melassa frutto del pensiero unico. Ora tutti si disperano, piangono e gridano, ed è facile lasciarsi trasportare dalle emozioni, senza pensare. Ma questo evento tragico deve far riflettere per esempio in primo luogo sull'innocenza. I bambini erano senza dubbio innocenti, ma quel professore, o le famiglie di quei bambini forse no. Forse sovvenzionavano la lotta ebrea, il sionismo, fomentavano l'odio razziale, perpetuavano ideologie esclusive e totalitarie (come quella ebrea ortodossa o sionista), perpetuavano l'ingiustiza sciale ed il razzismo, o forse, con la loro indifferenza, erano semplicemente complici del massacro, ma possiamo chiamarlo genocido, che Israele perpetra da anni ai danni dei palestinesi.

Questo evento deve far riflettere gli ebrei innanzitutto e la comunità internazionale -complice e spesso succube dei primi- sullo scempio che sta acadendo da 50 anni in Palestina ed in Israele.

Non c'è certamente giustificazione alcuna per il gesto di questo folle, che tra l'altro, non  fa nessun favore alla comunità palestinese ed alla sua causa. Tutt'altro, giacché favorisce lo schema mentale del vittimismo atavico che gli ebrei così abilmente sfruttano da decenni. Sempre vittime, anche ora che sono i carnefici. Ed infatti Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele, ha già gridato al massacro, all'antisemitismo, al fondamentalismo. Forse a Netanjahu sfugge che in tutto il mondo si fa la guerra contro il fondamentalismo islamico, ma nessuno si preoccupa per il fondamentalismo ebreo ortodosso o per quello cattolico, che sono ugualmente pericolosi, giacché in loro nome si ammazza da secoli. 

Questa tragedia deve anche far riflettere l'Europa su come sta gestendo l'integrazione di razze, religioni e culture diverse e spesso contrapposte, su quali opportunità offre, a chi, come ed a che prezzo, se l'integrazione è possibile (io credo di sì) e come raggiungerla, a quali condizioni, al di là degli slogan (di sinistra o di destra) e delle emozioni o dei sentimenti facili.

Ma soprattutto la stupida e tragica azione di Mohammed Merah deve far riflettere perché in certo qual modo è una risposta che nasce dalla frustrazione e dall'impotenza di chi vede morire i bambini nell'indifferenza generale. Quelli palestinesi, che, almeno in teoria, sono uguali a quelli Ebrei. E nel vedere/sentire/leggere di quei morti qualcuno si è rallegrato, ha pensato che poteva essere un modo per scuotere le coscienze sull'ingiustificabile condotta d'Israele, un modo per pareggiare i conti, per fare giustizia. Non è certo così che si fa la giustizia, ma senza la giustizia non c'è la pace. Ed Israele e la comunità internazionale dovrebbero pensarci, tra le lacrime facili, false, comode e partigiane, che si versano solo per alcuni bambini e per altri no.