sábado, 19 de noviembre de 2011

CICCIOLINE E BERLUSCHINE

Ora che Cicciolina ha compiuto 60 anni, percepirà la pensione da deputata. Esatto. In Italia ci sono persone che devono lavorare 37 anni per guadagnare quattro soldi di pensione che gli permettano di sbarcare il lunario e ce ne sono altre che dopo soli 5 anni di lavoro hanno una pensione da 3000 euro.
Personalmente Cicciolina mi sta simpatica, come Moana Pozzi (RIP), meno simpatiche mi stanno onorevoli colleghe di professione della Staller come Carlucci, Minetti, Carfagna o Gelmini. Meno simpatici ancora mi stanno le controparti maschili, personaggi che dicono o sognano di avercelo duro, pure dopo gli ictus e le operazioni alla prostata.

Se l’italia, paese del porno e del Vaticano, fosse davvero la democrazia del pene che qualcuno ha creduto che fosse, a vincere le elezioni sarebbe stato Rocco Siffredi, censurato in TV per una pubblicità innocente ed innocua. Invece le elezioni le ha vinte, e per ben tre volte, Silvio Berlusconi, che va a letto con le ragazzine e che di parolacce e volgarità ne ha dette e fatte ben più del grande Rocco. Se ce n’era uno tra i due che andava censurato era proprio Berlusconi, giacché Rocco è rimasto sempre al posto suo, ed ha fatto sempre e solo il mestiere suo, che è l’hard core. Chi si è sbagliato di mestiere, invece, e da menestrello si è creduto presidente del consiglio, è un altro.

Personalmente la pensione di Cicciolina non mi scandalizza in sé e per sé. E non solo perché è stata democraticamente eletta, ma per altre ragioni. Innanzitutto perché Cicciolina mi pare molto più rispettabile di molti altri onorevoli colleghi e colleghe, che hanno dato il culo ed il resto per qualche privilegio, avendo poi la faccia tosta di presentarsi candidamente ed ipocritamente come cattolici devoti, santi e verginelli. Cicciolina, invece, non ha mai nascosto nulla ed è sempre stata sincera. Non ha varato leggi contro il consumo di droga mentre si pippava anche le strisce pedonali, non ha lottato contro la prostituzione nelle strade mentre andava con le escort, non ha ostacolato i matrimoni omosessuali o non ha insultato i gay mentre andava a letto con i transessuali, non si è fatto portavoce dei valori della Chiesa Cattolica mentre tradiva la seconda moglie con la terza amante, etc.

Ora, il problema non è che Cicciolina percepisca la pensione da parlamentare, giacché mi pare molto più onorevole di molti altri suoi onorevoli colleghi. Né che Cicciolina sia la prova che la politica è sporca o che i politici sono schifosi: di questo le prove sono ben altre. Personalmente penso che rovinarsi per soldi (come andare a letto con un cavallo) non sia più sporco che rovinare migliaia di famiglie per soldi. Non mi pare che vendere il proprio corpo sia più sporco che vendersi il voto, vendersi la coscienza o vendersi in toto. Anzi penso che in generale Cicciolina ha fatto del bene agli italiani medi -maschi almeno-, molto più di quanto non ne abbiano fatto certi politici (la maggior parte).
Il problema è che come Ilona Staller, un numero enorme di onorevoli colleghe e colleghi di Cicciolina, gente che non ci ha fatto nessun favore, anzi ci ha inguaiati, repressi, ingannati precepirà la pensione compiuti i 60 anni. E gliela pagheremo noi, mentre a noi ci toccherà andare in pensione dopo 40 anni di lavoro. Forse.

jueves, 17 de noviembre de 2011

CARO MONTI SIAMO PRONTI

Siamo pronti a fare sacrifici. Di nuovo. Ancora. Di più.
Siamo pronti a lavorare di più per guadagnare di meno. A non farci assumere quasi più ed a farci licenziare appena possibile a costo zero.

Siamo pronti e pagare ancora più tasse. Siamo pronti a ricevere in cambio ancora meno servizi e di più bassa qualità.

Siamo pronti a vedere ridotti i budget della scuola, delle università, della ricerca, dell’arte, della cultura. Siamo pronti ad avere meno asili, meno scuole, meno università. Siamo pronti ad un’istruzione peggiore, con meno insegnanti e peggio pagati e più alunni e tutti peggio istruiti.

Siamo pronti a vedere meno medici, meno infermieri e meno mezzi tecnici negli ospedali. In quelli pubblici, s’intende.

Siamo pronti a prendere di meno la macchina perché il prezzo della benzina, del parcheggio, delle assicurazioni e del bollo sarà aumentato. Siemo pronti a vedere meno autobus, tram, metro e treni in circolazione.

Siamo pronti a toglierci internet ed il telefono fisso, tanto basta il cellulare, che è aumentato pure quello, ma non se ne può proprio più fare a meno.

Siamo pronti ad accendere di meno il riscaldamento e spegnere le luci, per risparmiare qualcosa sulle bollette. Siamo pronti a vedere le nostre città un po’ più buie ed un po’ più sporche.

Siamo pronti a non andare più dal dentista per motivi estetici ma ad andarci solo in caso di estrema necessità. Tanto i denti li mostreremo sempre meno, visto che perderemo anche la voglia di ridere.

Siamo pronti a mangiare di meno, ma soprattutto peggio e per un prezzo più caro. E la pizza la mangeremo solo una volta al mese.

Siamo pronti ad uscire di meno la sera e a non andare più in discoteca.

Siamo pronti a vedere retrocedere i progetti per le infrastrutture. Siamo pronti a non vedere mai più finite strade ed autostrade, se mai avessero deciso di finirle. Siamo pronti a vedere ancora ridotti e peggiorati i collegamenti da e per il Sud.

Siamo pronti a pagare tutto più caro ed a vedere aumentare l’IVA e le imposte indirette.

Siamo pronti ad andare in pensione più tardi, per ora due anni più tardi, poi altri tre e poi vi rinunceremo completamente. Per il bene dell’Italia.

Siamo pronti a tutto per il bene dell’Italia. Anche a rinunciare ai nostri diritti e ai nostri piaceri.

Siamo pronti anche ad accettare che i ricchi restino ricchi ed anzi che si arricchiscano di più.

Siamo pronti a vedere lo spread, quello vero, quello che separa ricchi e poveri, aumentare sempre di più, tanto aumenta sempre. Accetteremo che mandino i figli a scuole di qualità (private), che vadano a farsi curare in ospedali di qualità (privati), che abbiano pensioni integrative (private), che abbiano dei sorrisi splendidi, che siano belli e ben vestiti, che parlino 5 lingue e che guidino belle macchine.

Siamo pronti a rinunciare a tutto pur di permettere ai politici, ai ricchi, ai banchieri ed ai privilegiati delle varie caste (quella dei politici è infatti solo una delle tante) di non rinunciare a nessuno dei loro privilegii.

Siamo pronti a pagare noi per loro, come abbiamo sempre fatto. Ringraziamo Berlusconi, la sua cricca e tutti gli stronzi che lo hanno votato o che non hanno fatto niente per cacciarlo, per averci permesso di sacrificarci ancora per l’Italia.

lunes, 14 de noviembre de 2011

GOODBYE SILVIO

Se n’è andato. Tutti avevamo temuto che nascondesse qualcosa e che alla fine ...in cauda venenum... non se ne sarebbe andato. Ed invece non c’è più.
In realtà, a giudicare dalle parole del mostro stesso, come io temevo, non si tratta di un addio, ma solo di un arrivederci.
Da una parte sento comunque un certo sollievo, per essere finalmente usciti dal tunnel, per esserci finalmente svegliati dall’incubo di una lunga notte che durava ormai da 20 anni e che sembrava non sarebbe finita più. Sembra la stessa euforia che si respirava in altri due passagi epocali dell’Italia, segnati, di nuovo, dalla rabbia della folla esasperata contro il tiranno, appeso come un porco a testa in giù.

Una folla che forse non aveva fatto abbastanza per liberarsene ma che appena le circostanze esterne lo hanno permesso, lo ha tirato giù e rinengato con una forza incredibile. C’è una certa continuità, un filo nascosto che lega le folle che scempiano il corpo del 1º Duce (Benito Mussolini) a Piazzale Loreto, quelle che gettano le monetine al grido di “vuoi pure queste” davanti all’Hotel Raphael al 2º Duce (Bettino Craxi) e quelle che gridano “buffone vai via” al 3º Duce (Silvio Berlusconi) davanti a Palazzo Grazioli. C’è qualcosa che lega non solo le folle ma anche i personaggi, e le vicende.

    

E non è solo la calvizie, ma il potere personale fondato sulle parole ed il carisma (innegabile) dei tre personaggi, il disprezzo per le regole e per la politica ragionata, la vanità, l’egocentrismo, le promesse di rinnovamento mai mantenute, la debolezza delle forze che dovevano bilanciarne il potere assoluto, la capacità di comunicare ed il controllo quasi assoluto sui mezzi di comunicazione, l’asservimento dei giornalisti, la viltà e la passività di buona parte della popolazione, ed una lunga lista di “et cetera”.

C’è anche qualcosa di diverso, come la violenza che si riduce progressivamente, dalla mutilazione fisica all’insulto, come si conviene ad una società che cresce e matura, con buona pace del Berlusconi piagnone che si lamenta degli insulti, proprio lui che dell’insulto e della delegittimazione ha fatto il suo modo di comunicare. E ricordo che la parola stessa “delegittimazione”, frequentissima nel suo vocabolario, entra nel lessico politico con una certa frequenza solo negli anni ‘90.
Questo filo, che si riflette nella ricorrenza della scena del popolo stanco che scalcia il tiranno ormai “morto”, che si riflette nelle condizioni che ne hanno determinato ascesa e caduta, indica che tutti e tre i Duci non sono degli incidenti casuali della storia italiana, ma delle espressioni della natura degli italiani e dell’italianismo (non dell’italianità, che non esiste). Ad ennesima riprova di quanto ho sostenuto per anni che Berlusconi non era la causa, ma un risultato del problema, che era piuttosto un epifenomeno del problema. Un po’ come dire che Berlusconi ce lo meritiamo perché “è noi”. Berlusconi non era la malattia, ma il sintomo di un certo “berlusconismo” inteso come modo di fare, di pensare, di vivere, di discutere, di rapportarsi agli altri. Un berlusconismo che è nel DNA degli italiani. O forse che gli italiani non evadono le tasse? Che non sono egoisti? Che non fanno battute contro (e non su) i gay? O che non sono razzisti? Forse che gli italiani non sono maschilisti? Forse che gli italiani non sono mammoni? Forse che non sognano il bunga bunga, le veline e le carfagne, le carlucce, le minette e le gelmine? Forse che non sono malati di calcio? Forse che non sono vanitosi? Forse che non sono mafiosi?...
Ecco quindi che se da una parte c’è speranza, dall’altra c’è ancora paura. In realtà non credo che sia finita, come già ho detto altrove. E le ragioni sono molto semplici: 1) Berlusconi Silvio deve salvare la sua roba, le sue aziende, e sa che se non è in politica perde tanto denaro, e forse fa ancora in tempo ad andare in galera, soprattutto se qualche politico normale comincia a dire basta all’illegalità che contraddistingue il comportamento di Fininvest-Mediaset-Publitalia da almeno 30 anni. 2) Berlusconi ed il suo partito costituiscono il referente politico preferito (ce ne sono altri) delle mafie nazionali, mafie che hanno bisogno di rappresentanti in parlamento che patrocinino-gestiscano-proteggano i loro interessi. 3) Il berlusconismo, come il craxismo ed il fascismo, è troppo radicato nella mentalità degli italiani per scomparire.
Il vero pericolo per l’italia non è Berlusconi, ma il berlusconismo. È bene cominciare a liberarsi del primo, ma è di quest’ultimo che dobbiamo prima o dopo liberarci.

viernes, 11 de noviembre de 2011

DALLA PADELLA NELLA BRACE

Quando nella mia ultima pubblicazione avevo chiuso con una fiaba di Esopo, dicendo che il tiranno nuovo è sempre peggiore di quello vecchio, non mi sono sbagliato.
È difficile pensare a qualcuno peggiore di Berlusconi, ma noi italiani ci siamo riusciti. O meglio ci è riuscito il sistema stesso politico-economico mondiale, l'unico vero regolatore della vita di milioni di persone, ed ormai l’unico motore della politica: lo dimostra il fatto che nonostante gli innumerevoli scandali, non ultimi qulli sessuali con delle minorenni, solo il sistema politico-economico globale sotto la spinta della crisi economica ha potuto scalzare Berlusconi.
Il prossimo Presidente del Consiglio sarà Mario Monti. I mezzi di comunicazione lo definiscono "bocconiano", in riferimento ai suoi studi all'università privata più conosciuta d'Italia, e l'unica che rientra nei ranking delle università migliori del mondo. Ciò che la dice lunga sulla situazione delle altre università italiane, quelle pubbliche, con un budget di sei volte inferiore a quello della Difesa. I media lo definiscono anche “commissario”, in riferimento alla sua carriera nelle istituzioni dell’UE come commissario del Commercio interno prima e poi della Concorrenza, prima che venisse sostituito proprio da Berlusconi con Rocco Bidone, pardon Buttiglione… si trattava di un volume più piccolo…
Ora, entrambe le definizioni sono vere, ma quello che queste definizioni nascondono è un dato allarmante, e cioè che Mario Monti è stato consigliere di Goldman Sachs, una delle banche d’investimento che, insieme a Morgan Stanley, si trovò al bordo della bancarotta nella crisi che dura ormai dal 2008. Goldman Sachs è una delle banche responsabili della crisi attuale, una crisi che il nano priapista e delirante non ha saputo né voluto gestire, interessato com’era a difendersi dagli innumerevoli processi penali, a salvare la sua roba, a proteggere gli interessi delle mafie che lo sostengono o ad accontentare gli xenofobi, fascisti, forcaioli, ignoranti ed ultracattolici leghisti o meridionali che lo votano. Nel 2010 Goldman Sachs è stata anche formalmente accusata di frode per la questione delle ipoteche subprime, che è la scintilla dell’attuale crisi economica.
Ma Goldman Sachs è anche stata accusata di aver avuto un ruolo primario nell’occultamento del deficit del debito pubblico greco. Uno degli elementi di maggiore instabilità dei mercati.
Ora, alla guida dei due paesi più in bilico d’Europa ci sono due banchieri (sì sì, anche il nuovo primo ministro greco è un ex-banchiere!). E a chi credete voi che un banchiere farà mai pagare il prezzo di questa crisi? Alle banche? Ai privilegiati di ogni tipo? Ai numerosi ed inutili politici ed amministratori vari? Agli evasori? Alle rendite da capitale?
Ci hanno messo in trappola e per bene: prima ci hanno inguaiato i banchieri (e Berlusconi) ed ora ci domandano di fare ancora sacrifici, ma dei sacrifici che non possiamo rifutarci di fare, per non perdere quel poco di benessere che abbiamo conquistato e che ancora ci rimane... o per non perdere almeno il sogno di un certo benessere.
Insomma: mettiamo alla guida di un paese che si trova in crisi a causa del non-governo, dell’ignoranza, della meschinità, delle buffonate e dei deliri di Berlusconi & Co., una persona che ha contribuito ad inguaiare non un paese, ma il mondo intero. Stiamo mettendo chi ha creato il “problema” a capo della ricerca della “soluzione”. Paradossale. Abbiamo messo il lupo a guardia delle pecore!!
Però tant’è, Mario Monti non è l’ex consigliere di Golman Sachs, è il “bocconiano”: come se l’aver studiato in una università cara e rinomata (Monti ha studiato anche a Yale) fosse una qualche garanzia di “bontà” nel senso etico, umano, morale ed umanitario.
la soluzione al problema è difficile, perché il problema non è la crisi, è il capitalismo, almeno così come lo intendiano ora... come lo abbiamo inteso finora. Io non ne conosco altri, ma forse ci sono altri modi per intenderlo, forse c’è un modo per renderlo più umano, più giusto, più solidale, ed è questa, forse, l’unica e vera soluzione alla crisi presente ed a quelle future.
In bocca al lupo...ehem!

miércoles, 9 de noviembre de 2011

BERLUSCONI, SAYONARA

Ho letto i giornali e pare ormai chiaro a tutti che il nano gasato priapista e con deliri di onnipotenza che finora ha governato l’Italia ha finito la benzina, almeno per questa legislatura. Ché magari poi si candida di nuovo e vince di nuovo, tanto sono coglioni gli italiani. Berlusconi quindi perderà il governo, ma non è finito, né è morto (politicamente).
Ecco perché sono preoccupato lo stesso. E molto.
Innanzitutto perché nulla osta che Berlusconi potrà continuare a fare i propri comodi, patrocinare i propri interessi, controllare il governo, la politica, l’economia e le menti dei cittadini attraverso i suoi uomini a libro paga, persone come Letta, Alfano o Schifani... una persona che come ho già detto altrove, ha il destino scritto nel nome, cioè nel cognome.
Poi perché sfortunatamente dall’altro lato dell’arco político costituzionale c’è il vuoto spinto, il nulla, lo zero kelvin. Nessuna proposta, nessuna serietà, nessun valore, ma disvalori come se ne vedono ormai dappertutto in quest’Italia all’ultima spiaggia.
Per l'Italia non c'è scampo a meno di una vera e propria rifondazione morale di tutti i cittadini e delle forze vive della società, soprattutto di quelle deputate all’educazione della società: genitori, professori, educatori. È vero che il pesce comincia sempre a puzzare dalla testa, ma Berlusconi non è la testa, è il popolo la testa di un Paese, a meno di considerare chi lo governa la testa di un Paese. Bisogna cominciare ad essere onesti, a fare il proprio dovere, a fare (parafrasando JFK) qualcosa per il Paese e per gli altri prima che per sé stessi. Cominciare ad essere onesti per pretendere che gli altri lo siano, cominciare a rispettare gli altri per pretendere di essere rispettati. E si comincia dalle cose piccole: pagare il biglietto dell’autobus, pagare le tasse, fare la fila, non pasare col rosso, etc. Bisogna, semplicemente (che non significa che sia facile) imparare ad esere onesti e disimparare quel che finora è stata la caratteristica principale dell’italianismo, la furbizia.
Lo scempio degli ultimi 10-20-30-40-50 anni...sembra incredibile, ma più ci penso e più vado indietro con le date dello scempio... ma va bene, limitiamoci agli ultimi 20 anni, cioè dall’entrata di Berlusconi in politica che ha sifgnificato al vittoria delle forze moralmente più basse di questo paese... lo scempio degli ultimi 20 anni non sarebbe stato possibile senza la connivenza attiva, la complicità, o comunque l'indifferenza (un'altra forma di complicità... passiva) delle forze dell’ordine, che sono forti con i deboli e deboli con i forti, degli intellettuali, che sono stati a libro paga dei potenti, dei giornalisti, pennivendoli svenduti (salvo rare eccezioni), di parte della magistratura, della quasi totalità degli uomini politici, e cosa ben più grave, della maggior parte dei cittadini.
Sono contento che finalmente Berlusconi via dal governo, anche se resterà nell’ombra per garantire i suoi interessi (salvare la roba), cosa che lo muove da almeno venti anni e che è stata la ragione principale della sua entrata in politica insieme alla necessità di dare alle mafie il referente politico necessario dopo la caduta di DC e PSI. Sono contento che l’Italia possa non dico recuperare un po’ di credibilità, ma almeno di non perderne più. Ma sono molto scettico, troppo disilluso per poter credere che le cose possano andare meglio...
Una vecchia fiaba di Esopo finiva commentando che il nuovo tiranno è SEMPRE peggiore di quello che lo ha preceduto... staremo a vedere. Nel frattempo ricordo che il vero cambio deve cominciare dalla testa e la testa siamo noi cittadini.