Qualche giorno fa sul mio Facebook ho usato una foto manipolata di Emilio Riva, padrone dell’ILVA e nuovo signorotto di Taranto, sotto tiro. Uso volutamente la parola padrone, perché mi pare molto più vicina alla realtà che la parola “amministratore delegato” o “presidente”, che sono solo degli eufemismi, cioè dei modi di descrivere la realtà meno duri di quanto la realtà non sia.
Quando ho pubblicato la foto qualcuno mi ha accusato di usare metodi e modi mafiosi o terroristi. Quindi cerco di spiegarmi. Per incominciare la foto è un simbolo: è un modo metaforico di definire la relazione che ho con questa persona che disprezzo profondamente, sebbene non più di altri padroni. Veniamo al resto. Innanzitutto difficilmente la mafia ha usato comunicazioni di questo tipo, almeno non per quanto ne sappia. L'attacco mafioso non è mai così aperto e sfrontato: è subdolo, strisciante, vile, è spesso anonimo, anche se si sa benissimo da chi viene.
L'attacco politico, invece, come questo mio, è aperto, esplicito, chiaro, inequivoco. Attenti però ad usare certe parole, perché la questione del terrorismo è molto più delicata di quanto non si creda.
La parola stessa "terrorismo" è solo uno dei modi che hanno certe persone (in generale quelle che controllano accesso, contenuti, e destinatari dei mezzi di comunicazione) di chiamare le cose che non gli piacciono o che non gli convengono; è uno dei modi di screditare certe lotte politiche e certi soggetti politici. Il terrorista, infatti, a seconda dei punti di vista, può essere un patriota o un partigiano. Per esempio noi chiamiamo "insorgenti" gli iracheni o gli afgani che combattono contro le forze alleate occidentali, ma gli iracheni e gli afgani li definiscono "patrioti". Gli israeliani chiamano "terroristi" i Palestinesi, che lottano in quella che per loro è una legittima guerra di liberazione contro gli occupanti israeliani, i nazi-fascisti chiamavano "terroristi" i partigiani italiani che lottavano contro l'occupazione tedesca-collaborazionista e che la maggior parte degli italiani (eccetto i tuttora numerosi fascisti) chiama “liberatori”, gli austriaci chiamavano "terroristi" quelli che noi italiani chiamiamo “patrioti”, come i carbonari che lottavano per l'unità d'Italia...e gli esempi sono infiniti.
Ma la questione è ancora più profonda, e qui voglio parlare della violenza, non più dei simboli. Se uccidere è un atto spregevole, deve esserlo sempre e per tutti e non solo per alcuni. Deve esserlo per la mafia che uccide i cittadini o i rappresentanti dello Stato, deve esserlo per lo Stato che uccide i cittadini, deve esserlo per i no-global, che però ancora non hanno ucciso nessuno, deve esserlo per i terroristi rossi, per i terroristi neri pagati dalla CIA, per gli anarchici, che hanno ucciso un re che uccideva i cittadini, per i poliziotti che uccidono i cittadini o i no-global o gli anarchici (e troppo pochi mafiosi), etc.
Se uccidere è un atto riprovevole che deve essere punito, deve esserlo per tutti. Il padrone ritratto nella foto è un assassino: un assassino dai guanti bianchi, un assassino subdolo, strisciante, banale, quasi invisibile ed anonimo. Da 17 anni, senza farsene accorgere, ogni giorno ammazza la gente per diventare più ricco, con la complicità dello Stato italiano, dei politici e delle mafie locali (che troppo spesso sono tutt’uno).
Non voglio fare un’apologia dell’assassinio politico e quanto meno della vendetta politica, ma mi interrogo sulla sproporzione tra l’impunità dell’assassino quando è un padrone, un poliziotto, o (addirittura) un mafioso, e la durezza con la quale si punisce l’assassino quando agisce per la libertà. E mi domando invece se chi ammazza un assassino non per vendetta, ma per mettere fine allo sterminio, non merita il perdono o un premio. Fecero proprio lo stesso gli ebrei dopo la 2ª Guerra Mondiale: misero le bombe ed uccisero persone per ottenere uno stato e vendicarsi dell’olocausto e nessuno li ha chiamati terroristi. Io no parlo di vendetta, parlo solo di mettere fine allo sterminio, lento, inesorabile, subdolo di un padrone che si arricchisce sulle spalle della gente.
Personalmente preferisco soluzioni aternative all'omicidio.